LUCA BENEDICTI

A VOLTE LA VIBRAZIONE E’ PIU’ CHIARA DEL SUONO


Concerto nella Chiesa di San Giovanni sul Muhleisen-Orgel: Luca Benedicti di Torino e i suoi nuovi timbri.


Articolo dal Kreiszeitung di Leonberg del 2.5.2009


Leonberg. Ogni concerto organistico nella chiesa cattolica di San Giovanni sottolinea nuove sfumature dello strumento, in base all’interprete e alla composizione. Mercoledì l’organista di Torino Luca Benedicti ha suonato opere del 19° secolo.


di Gabriele Muller


L’artista italiano utilizza sempre registri dei pedali forti e potenti Questi sono percepibili non soltanto con l’orecchio, ma raggiungono il corpo stesso. A volte la vibrazione interna si nota più di ciò che l’orecchio riesca a sentire. Molte volte il torinese inserisce lo swell e utilizza in tempi brevissimi le variazioni dinamiche più ampie.

Per le opere del periodo romantico il Muhleisen-Orgel sembra fatto apposta. E Luca Benedicti, che insegna Organo e Composizione al Civico Istituto di Alba e di Busca, fa completo utilizzo della sua scatola dei colori musicali, utilizza senza timidezza tutte le possibilità di questo re degli strumenti. Che l’organo di San Giovanni meriti questo complimento è giustificato fin dal primo pezzo, con la sonata no. 1 in Re minore op. 60 di Marco Enrico Bossi. Le note compatte risuonano importanti e maestose, i bassi costituiscono potenti fondamenta, sulle quali si erge un impressionante monumento musicale.

Così drasticamente si apre il secondo movimento. Il quieto piacevole e quasi timido Ductus si profila come una pausa di riflessione dopo il tremendo temporale sonoro. Per dirla atmosfericamente, si profilano sempre nubi soffici attraversate da linee taglienti, questo offre insieme contrasti aperti e distensioni morbide. La toccata finale pulsa violentemente sempre più potente e dinamica e anche i bassi sono nuovamente presenti. La musica risplende luminosa.

Un’atmosfera sognante si presenta con il “Cantabile” di Cesar Franck. La melodia si muove sinuosamente su accordi flemmatici, e poco dopo le due parti si scambiano i ruoli. Il carattere di quest’opera è calmo e sereno. L’”Adagio per voce umana” di Vincenzo Petrali dalla Suonata per l’Offertorio ha un carattere più sereno e porta all’attenzione i registri soffici e quelli più voluminosi. Un grande contrasto è costituito dall’Allegro dalla Sinfonia no. 2 op. 20 in Mi minore di Louis Vierne. Agitato e nervoso è il carattere di base di quest’opera. Nuovamente ritornano i potenti registri di basso ed ancora una volta Benedicti crea effetti che sembrano spettrali e che fanno venire la pelle d’oca. L’accordo finale rimane nelle ossa e sembra non voler finire. Segue un pezzo lirico: l’”Andante cantabile” di Charles-Marie Widor, dalla Sinfonia n. 4 in fa minore op. 13. Leggeri e fini ci raggiungono i suoni da lontano, improvvisamente tutto diventa forte, lo sgomento ci coglie. Di nuovo cambiano i registri, ma ci rimane un effetto solare.

Alla fine Benedicti usa nuovamente tutti i registri, e ciò è da prendere letteralmente. Nel suo “Hommage a Haendel” Sigfried Karg-Elert ha composto “54 studies in Variation form in a round bass of Haendel”. Sordo e abissale comincia questo brano,  l’effetto delle vibrazioni è più potente di quello del suono, le canne basse dell’organo tornano ad essere protagoniste. Ognuna delle variazioni ha diversi lineamenti, brevi e scarne. La gioia dell’artista che suona usando tutte le sfumature sonore non scema mai, e il pubblico impara a conoscere una miriade di possibilità organistiche inesplorate.


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