LUCA BENEDICTI

Chiare e limpide strutture

Luca Benedicti alla 7. edizione del “Pforzheimer Orgelsommer”

PFORZHEIM. Cosa hanno in comune i colori di una bandiera e un concerto dell’ “Orgelsommer” in Pforzheim? E’ questo il caso in cui il vivace Tricolore italiano si riflette armoniosamente nel programma presentato al pubblico da Luca Benedicti nella Chiesa di S. Francesco. Con due composizioni barocche fluentemente strutturate dai suoi compatrioti Domenico Zipoli (1688-1726) e il maestro di Mozart Giambattista Martini,  l’organista italiano crea l’anacrusi all’organo da coro e a manuale singolo.

Elevata cultura musicale. La notevole cultura musicale di Benedicti, ben lontana dalle sole affettazioni tecniche, si esplicita all’imponente Organo principale durante la sonata mendelssohniana in La-maggiore, op. 65, Nr. 3:  un’architettura di suoni accuratamente ideata, ricca di ogni registro e chiaramente oltrepassante il concetto Bachiano. Il solista sviluppa poi una particolare sensibilità al fascino poetico da un lato attraverso delicate sfumature di pianoforte in una delle opere in Cantabile Si-Maggiore tratte da “Trois Pièces pour grand orgue” composte da César Franck , dall’altro grazie alla creazione di una trama di suoni pastello nell’andante cantabile tratta dalla 4. Sinfonia di Widor. L’allegro tratto dalla 2. Sinfonia di Louis Vierne è invece dominato da una passione ascendente in corrispondenza al tempo d’esecuzione. Un’introduzione marcata per un leggero Allegro della Sonata Nr. 1 in Re-maggiore, op. 60 composta dall’italiano tardoromantico Marco Enrico Bossi, seguito poi da una dinamica sommessa in toccate soavi del Larghetto. Particolarmente espressiva è l’esecuzione della toccata finale: inizialmente crescono lievi i rami del tono, per poi innalzarsi imponenti in un albero di suoni. Gli spiriti musicali si dividono il più delle volte al momento del Sigfried Karg-Elert ed i 54 Studi su un tema di basso di Händel non sono esattamente cosa da tutti. Nondimeno Luca Benedicti è riuscito a scacciare ogni pericolo di noia in maniera sublime grazie a cambi di registro oscillanti, ad una molteplicità dinamica e ritmica, così come ad una maestria tecnica (eccellente Pedalsolo!). Assistere ad un tale omaggio a Mendelssohn vale veramente la pena.

Sebastian Giebenrath

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